La mia prima conferenza di AIESEC

Oh my God, che weekend. E dico “Oh my God” perché credo sia stata una delle frasi più ripetute a partire da giovedì sera: la mia prima conferenza di AIESEC è stata allo stesso tempo emozionante, fantastica, stancante, devastante, ispiratrice. E poi non posso non ridere al pensiero di uno dei miei amici che a colazione, l’ultimo giorno, ripeteva: “Oh my God” ogni due minuti e buttava la testa sul tavolo per la stanchezza.

Lettera di riconoscimento per l’ottimo lavoro di AIESEC City

Dopo un avventuroso viaggio in macchina da Londra a Nottingham (era la prima volta che un nostro amico, il  conducente, guidava in Inghilterra) siamo finalmente arrivati al Novotel Long Eaton Midlands, che sarebbe stato la nostra casa (e prigione) per quattro giorni. Infatti, per frequentare STEPS, la preparazione per reclutare nuovi membri, non abbiamo praticamente messo il naso fuori dall’hotel.

La prima serata è stata praticamente un esercizio di ambientamento. Siamo stati assegnati alle nostre stanze (si dormiva con persone dello stesso sesso, ma provenienti da università diverse) e abbiamo partecipato al karaoke: siamo arrivati troppo tardi per poter seguire le sessioni di preparazione. Il vero AIESEC spirit si è sentito dal giorno dopo: balli di prima mattina (ogni gruppo deve inventarne uno), giochi (tutti i gruppi sono stati sfidati dai capi di AIESEC UK a convincerli a fare qualcosa di imbarazzante), ma soprattutto tanto lavoro dalle 8.30 del mattino fino alle 10 di sera.

Essendomi unita ad AIESEC soltanto a maggio, questa conferenza era essenziale per me: mi ha dato la conoscenza necessaria per reclutare nuovi membri e ho capito la situazione finanziaria e l’ideologia di AIESEC più a fondo. Tra le sessioni più divertenti c’è stata “Call me maybe”, nella quale dovevamo fingere di chiamare degli imprenditori per convincerli ad assumere membri di AIESEC nella loro impresa. Dopo degli sketch simpaticissimi con uno dei capi di AIESEC UK che faceva l’imprenditore eccentrico e difficile da convincere, è arrivato il mio turno. Ho capito quanto è difficile vendere qualcosa al telefono, tant’è che ho finito per invitare il mio capo ad un incontro di lavoro alle 10 di sera invece che alle 10 di mattina… Un po’ ambiguo direi.

Ma la cosa che più mi ha lasciata contenta di questa conferenza è stata la costruzione di un forte spirito di squadra. I balli di gruppo, le canzoni e le riunioni possono sembrare noiosi o ridicoli, ma dopo quattro giorni sotto stress, con poche ore di sonno e litri di caffè ti ritrovi legatissimo ai membri del tuo gruppo.

Soprattutto dopo la serata di gala di sabato sera, in cui la delegazione di AIESEC City ha premiato il mio lavoro con un bonus per andare alla prossima conferenza, ho capito che anche se sono nuova mi riconoscono come una di loro e apprezzano quello che faccio. Gli abbracci si sono sprecati, soprattutto dopo la gara di boat race.

La gara di boat race è una sfida fra delegazioni locali. Si svolge in ginocchio davanti un tavolo, dove due squadre da quattro persone si sfidano per vedere chi beve più veloce un bicchiere da mezzo litro di birra. Mi hanno voluta nella squadra perché bevo l’acqua molto velocemente e per fortuna non ho deluso neppure con la birra. Siamo arrivati in finale e non abbiamo vinto solo perché i nostri sfidanti avevano i capi a loro favore. Vi lascio immaginare lo stato di salute alla fine.

Tra le cose più divertenti che ho fatto poi c’è stato chiedere la mano di una ragazza tra i capi di AIESEC, il che avrebbe dato più punti alla mia delegazione. Non ha saputo resistere a “Ti amo” di Umberto Tozzi! 

Perciò, quattro giorni, litri di birra, alti e bassi, guide pazze e una media di tre caffè al giorno dopo posso dire di essere sopravvissuta alla mia prima conferenza di AIESEC. Non vedo l’ora di andare alla prossima! Stay tuned xxx

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